Vi hanno mai chiesto quale posto vorreste vedere almeno una volta nella vita? Una domanda comune, ma se avessi dovuto stilare una classifica San Francisco sarebbe salito senza ombra di dobbio sul gradino più alto del podio.
Ripercorrendo con la mente il primo incontro, ricordo l’agitazione che avevamo all’atterraggio quella notte ad inizio settembre; sarà stata la prima volta di un volo intercontinentale, oppure quella visione di luogo ideale dove vivere e lavorare, probabilmente condizionata dalla mia professione. Fatto sta che alle 21:21 mi trovavo esattamente dove per anni sognavo di essere: SFO – San Francisco International Airport – .
Una volta usciti dal terminal ci trovavamo a circa 20 km dalla destinazione; un piccolo hotel nel cuore di un quartiere che potrei definirei singolare (..e più avanti capirete il perché), situato tra la zona di Chinatown e North Beach. E adesso come arrivare alla meta?
In quel preciso momento ho potuto togliermi il primo sfizio: provare Uber. Per chi non sapesse di cosa si tratta, semplificando possiamo definirlo un servizio di taxi innovativo.. Immaginate per un momento di trovarvi in un luogo sconosciuto e lontano da casa (nel mio caso un aeroporto a 4 terminal e 15 h di distanza dall’Italia) e di avere la necessità immediata di dovervi spostare rapidamente in città; ecco questa piattaforma risolve alcuni dei problemi più comuni:
- Elimina le barriere linguistiche
- Cancella la necessità di pagamento con denaro contante
- È rapido, grazie alla capillarità su tutto il territorio ed economico (soprattutto sui tragitti brevi)
Per par condicio è corretto citare alcune alternative, come ad esempio Lyft, un’ altra compagnia in diretta concorrenza. Ma il punto principale è uno: A San Francisco il trasporto automobilistico privato funziona, e anche bene.
Mike – il nostro driver – ci aspettava con la sua Toyota Prius fuori dall’uscita del terminal; in pochi minuti carichiamo le valigie e in un inglese maccheronico cerco di far conoscenza: il più delle volte finisce con una risata e la consapevolezza da entrambe le parti di non aver inteso tutto il discorso, ma che ci volete fare, adoro viaggiare anche per questo.. Conoscere e buttarsi, senza troppi pregiudizi e timidezza.
Ore 22.00, si intravede la city e il mio sguardo rivolto all’insù rimarrà tale fino all’arrivo a destinazione.
Sulla destra notiamo un’ insegna gigante di Yahoo, mentre sullo sfondo riconosco la Salesforce Tower che con i suoi 326 metri sarà l’edificio più alto di tutta San Francisco, una volta terminata.
Tutt’intorno migliaia e migliaia di luci illuminano una città che sembra non dormire mai.. La stanchezza di 15 h di volo svanisce in un attimo e l’adrenalina sale, avremmo girato tutta notte.


Europa Hotel – al 310 Columbus Avenue – eccoci arrivati nell’alloggio per i prossimi tre giorni. Una volta scesi dall’auto l’impatto è destabilizzante; ricordiamo di aver prenotato proprio sopra un night club, tuttavia essendo un giorno infrasettimanale speriamo nella dea bendata di poter dormire tranquilli.

Poveri illusi
Avrete pensato, e difatti scendendo per un boccone veloce, veniamo catapultati nella movida di San Francisco.
Questo è un quartiere vivo, frizzante e sempre in movimento, dove non manca di certo la possibilità di divertirsi… Chiudiamo la serata con una grossa risata: dalla nostra stanza notiamo un ragazzo che scappa in mutande dalla taqueria sotto casa. Buonanotte.
Ore 6.00 a.m – Sveglia!!
Mi alzo, guardo fuori dalla piccola finestra della nostra stanza e la voglia di uscire là in mezzo è irrefrenabile:

Qualche decina di minuti e siamo in strada; la prima tappa è il distretto di Mission, collocato tra Castro e Soma, altre due zone caratteristiche. Se cercate online troverete diverse fonti che invitano ad evitare questo quartiere, ritenuto poco sicuro e degradato; tuttavia come abbiamo potuto verificare di persona, non solo in Italia si vive di stereotipi e spesso si tende ad enfatizzare le situazioni negative. Certo occorre prestare la giusta attenzione, come in ogni grande città, magari evitando di visitare tarda serata.
Le vie di Mission, con i loro murales parlano di differenze sociali, di una uguaglianza mancata, della madre terra dalla quale tutto è partito e di una legge, che anche nel continente più multietnico del globo, non è uguale per tutti.


Perdersi in queste strade piene di dipinti meravigliosi, senza guardare con occhio critico e guardingo le decine e decine di homeless che incontrerete camminando vi porterà ad un livello di comprensione superiore alla media; è un pensiero che ho maturato nell’arco di più giorni di viaggio, devo ammettere che inizialmente è stato difficile.
Questa è una città tremendamente bella quanto contrastante. Basti pensare che a San Francisco convivono circa 7000 senza tetto, a fronte di uno dei più alti tassi di concentrazione di milionari al mondo.
Proseguiamo la nostra visita al South of Market, il cuore pulsante del distretto finanziario californiano; qua potete trovare uffici e headquarters dei maggiori marchi mondiali in ambito tecnologico: Linkedin, Twitter, Dropbox, Deloitte,Airbnb, Zynga sono solo alcune delle aziende che rendono questa zona un bacino di idee e tendenze che verranno esportate in tutto il mondo.


La maggior parte di questi edifici purtroppo non sono visitabili in autonomia, per motivi di privacy e sicurezza. Tuttavia, se come me non resistete alla voglia di esplorare, qua potete trovare l’elenco delle principali aziende nella zona, con tanto di indirizzo.
Camminando per queste vie, dove le sedi delle startup si alternano ai centri di accoglienza per senzatetto e a quelli per la cura delle malattie mentali, tutto scorre terribilmente veloce: i grattacieli, il traffico costante, le persone indaffarate a correre a lavoro.. E poi io, a chiedermi ad ogni volto che incrocio quale sia la sua storia e come sia vivere qui, in una città contraddittoria, che rispecchia il sogno americano e che ha colpito dritto al cuore. No, in Italia non siamo abituati a tutto questo.
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